martedì 26 luglio 2011

BIONDO E' BELLO


Bionde si nasce, e io, modestamente lo nacqui.

Mi sono sentita vera bionda quando:

 Ho fatto il biglietto del treno alla macchinetta e sono andata a prendere il treno.
Senza biglietto.

 Ho fatto serata a Treviso e la mattina direttamente dalla festa ho preso il treno senza passare dall’appartamento “che tanto non ho niente di essenziale”. Sono arrivata a metà strada per poi ricordarmi che il “niente di essenziale” erano le chiavi della macchina. Scendi dal treno. Aspetta il treno inverso. Prendi il treno. Cammina fino a casa. Torna in stazione. Riprendi il treno. Il tutto senza aver dormito un secondo. Felicitàààà

 Recentissimamente sono andata a prelevare al bancomat e poi sono arrivata spavalda al bar, strillando “questo giro lo pago ioooo”.
Per poi aprire il portafoglio e non trovare una banconota neanche di quelle del monopoli. Dopo aver cercato in tutti i pertugi del mio bagaglio a mano, nelle tasche, e anche nel beauty tra i Nuvenia che non si sa mai, ho dedotto di non aver mai ritirato i soldi dallo sportello…sono corsa inutilmente sul luogo del misfatto, e sono tornata umiliata tra gli sbeffeggiamenti generali. Amici insensibili.
Ho controllato se c’era qualcuno al bar che offriva Moët et Chandon alla mia salute. Poi ho confessato il tutto telefonicamente alla banca. Sbagliata. Maledetta rubrica del Samsung. Allora ho pensato “beh, almeno non mi conosce”. E a quel punto mi sono sentita dire “il modulo lo porto a tuo papà dai, tanto passo di li”. E mi volevo sotterrare. Finché ho scoperto che questo in realtà conosce mia sorella. Dunque la figura di merda ha la faccia di mia sorella. Mi piace. Assai.

 Ho fatto la spesa al super. Ho pesato le banane e me ne sono andata con la mia etichetta, ma senza le banane. Sono tornata a prenderle con nonchalance tra gli sguardi perplessi della gente in coda alla bilancia.
Poi ho preso le zucchine. E nel dubbio di dimenticarle sulla bilancia non le ho proprio pesate. In cassa un trenino imbufalito di carrelli tipo casello autostradale a ferragosto ha atteso che la commessa mi andasse a pesare le zucchine. Io sorridevo imbarazzata. Sperando che almeno non fossero gli stessi della coda alla bilancia. Quando feci la commessa la categoria di clienti che più odiai furono i non pesatori di frutta e verdura. Che rincoglioniti dai.
Poi sono andata a scegliere una sciarpina per mia sorella…che la sua aveva fatto una brutta fine…di cui magari vi racconterò, magari. L’ho pagata e me ne stavo andando. Senza sciarpa. Quando mi ha chiamato la commessa ho finto di aver un attimo recuperato le borse, anche un po’ stizzita. E arrivo checcavolo, un attimo!

 Mi ha fermato la polizia. Mentre poliziotto nr 1 circumnavigava il mio bolide, poliziotto nr 2 si affacciava al finestrino affermando “signorina, ha un faro che non funziona”
“ah, ecco perché tutti mi facevano i fari!!”



“ehm…signorina, credo che le facessero i fari perché c’eravamo noi…”
“ah, ecco”

 Posto di blocco –raccolta-patenti- del sabato sera.
“guardi, ha la luce della targa che non funziona” (ecchecavolo di problemi ho con ‘ste luci???)
“quale??”
“se le dico quella della targa, quella dietro, la targa davanti mica ha la luce”
“ah. E scusi, DI GRAZIA, lei come ha fatto a vedere da li davanti che la mia luce dietro non funziona??”
“soffi pure qui”

Mia sorella imprecava nel sedile passeggero, chiedendomi se una santa volta potevo evitare di polemizzare, almeno con un uomo in divisa. Ma scusa, questo qui è un cafonazzo in divisa, io voglio capire, è mio diritto. Che poi non si distingue una parola per come biascica, farei soffiare lui, e poi facciamo la gara. come la ruota della fortuna. CENTO!CENTO!CENTO! Io non avevo mai soffiato prima, e quella roba li a me sembrava una torcia…secondo me mi ha fatto soffiare nella torcia e sta ancora ridendo. Maledetto.

 Sono uscita dal meraviglio parcheggio aziendale in retro…non vedendo il dosso di ghiaia e posteggiandomicivici sopra con una sgommata arrogante, rimanendo poi a metà, tipo sorpresa basculante degli ovetti Kinder. Mi sono guardata intorno per verificare quante persone avevano assistito alla scena. Poi ho dato un’accelerata e me la sono filata veloce come il vento. Lasciando a ricordo due solchi che ci si può fare una pista per il rolo.

Ho tentato di mascherare la mia natura con una tinta azzardata….a Londra ero una moracciona decisa…ma la mia amichetta mi ha fatto notare che rimanevo bionda dentro, e che non avrei mai fregato nessuno. Così ho desistito.
Peccato. Il color cioccolata-sbiadiscounpo’tendendoalrossiccioperpoipassarealnerocorvino con il mio nobile incarnato pallidino-verdognolo delle mattine invernali mi donava.
Peccato davvero.